Andrea Fazioli

Andrea Fazioli tra rapine e fallimenti

Di Angelo D’Andrea

I lettori volontari di “Lettura Paziente” incontrano l’autore di “Come rapinare una banca svizzera”

“Tutti prima o poi hanno sognato di rapinare una banca”. Meglio se svizzera. Perché svaligiare il Credito Cooperativo di Noialtri o la Cassa Rurale di Vattelapesca non darebbe la stessa soddisfazione che invece dà, di certo, l’alzare il dito medio alla faccia di un Colosso finanziario della Confederazione Elvetica, e scappare, sacco in spalla, alla vecchia maniera, col malloppone. E via, lontani, darsi alla fuga, alla latitanza dorata, e godersela in qualche angolo caraibico pensando di aver fatto, paradossalmente, giustizia compiendo un reato.

Sì, ma che reato? Ci si dice: quelle banche lì sono piene zeppe di denaro, tanto, tantissimo, denaro, fiumi di capitali affluenti da ogni parte del mondo, da ogni genere di affare (chiaro o scuro che sia) e da ogni genere di affarista-trafficone in cerca del “segreto bancario” che (e qui un po’ di storia male non fa) l’art. 47 della legge federale sulle banche e le casse di risparmio (del 1934!), ancora oggi garantisce ai colletti bianchi (bianchi ma non immacolati).

È doveroso completare l’informazione annotando che sono stati introdotti limiti a tale segreto bancario. Dopo la crisi del 2008, l’OCSE ha preteso che le banche svizzere iniziassero a collaborare fornendo informazioni alle Magistrature estere impegnate in indagini contro il riciclaggio del denaro sporco. 

Ad ogni modo, al netto delle colorate fantasie caraibiche di cui sopra e mettendo da parte anche considerazioni su quanto il segreto bancario della Svizzera abbia favorito l’evasione fiscale internazionale, e preso atto che una rapina è pur sempre un reato da non indulgere, al netto di tutto questo, il sogno che “prima o poi” tutti hanno fatto e, cioè, quello di svuotare un caveaux, resta.

Almeno, questo è ciò di cui è convinto Jean Salviati, un ex ladro di lusso, ritiratosi dal giro. Sono sue le parole sopra virgolettate che dice a Elia Contini, investigatore privato. Entrambi sono seduti ad un tavolo di sasso del Grotto Pepito, “vicino al bosco, sotto una roccia nella quale si aprivano numerose cantine”.

Siamo a Corvesco. E trovandoci a Corvesco, improvvisamente, capiamo dove siamo. Siamo in un paesino del Canton Ticino. O meglio, siamo in un piccolo paese dell’immaginazione di Andrea Fazioli.

Corvesco non esiste. È un luogo fittizio nato dalla penna di questo scrittore di Bellinzona. In “Come rapinare una banca svizzera” (Guanda, 2009) Fazioli ci racconta la vicenda di un padre ricattato, Jean Salviati, che è costretto ad architettare un colpo grosso per salvare la vita alla figlia, e ci fa meglio conoscere la figura di un investigatore che già aveva presentato al pubblico con “L’uomo senza casa” (Guanda, 2008), romanzo vincitore del premio Stresa Narrativa.

Contini, l’investigatore buono, Salviati, il criminale cattivo? Che ci fanno seduti allo stesso tavolo? Questo romanzo ci mostra il confine sottile tra i due ruoli. In fondo, Salviati è solo un padre ricattato. Certo, in passato ha sbagliato. Ma chi non conta errori nella propria vita? E come ci sentiremmo noi se qualcuno ci impedisse, dopo anni di “guerra”, di trovare finalmente pace, magari nella dedizione ad un giardino?

E Contini cosa fa? Indaga, certo. Ma sta al suo/nostro fianco. Il buono che accompagna il cattivo. E quando, all’ultimo capitolo, diciamo addio a Salviati, a Contini, invece, diciamo arrivederci, sapendo che Fazioli lo farà ancora vivere per noi.

E così, in “l’Arte del Fallimento” (Guanda, 2016), riappare il calmo e deciso, mogio e dimesso, senza qualità eppure pieno di qualità, investigatore Contini.  Un romanzo, questo, incentrato sul tema del “fallimento” non solo societario ma, di più, esistenziale. Un romanzo che, seguendo le tracce del “killer del trasloco” getta al lettore lo spunto di una riflessione: “non è sempre vero che bisogna continuare a lottare”, “forse il segreto è restare deboli”.

C’è un che di molto interessante in queste frasi che scuotono le aspettative del lettore medio di gialli il quale, abituato a figure eroiche che, in un modo o nell’altro, non mollano mai, qui si trova sotto il naso l’idea che smettere di lottare, arrendersi, non è da aborrire come “soluzione” del lasciar andare.

Formazione dei lettori volontari

Sulla base di questi dure romanzi, e non solo, Andrea Fazioli incontrerà il gruppo dei Lettori Volontari.

Giovedì 14 ottobre 2021 terrà su Zoom un incontro di formazione in cui ad emergere non sarà tanto la tecnica dello scrittore quanto il suo essere amante delle, forse più inaspettate, letture.

Inaspettate per un giallista! Una pacatezza dei toni, un uso preciso del linguaggio, la capacità di modellare scene chiare di vivida visualizzazione, la caratterizzazione dei personaggi che non guardano troppo il proprio ombelico, l’assenza della più spudorata violenza, l’idea che il male esiste ma che non deve essere per forza annichilente, la scansione delle vicende narrate per capitoli che possono essere letti come brevi racconti, tutto questo è parte di un gusto narrativo che colloca la voce di Fazioli tra le voci interessanti per Lettura Paziente, il progetto di lettura espressiva ad alta voce in contesti di cura del Circolo dei Lettori di Verona.

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