il dono della lettura

Il dono della lettura

Prima di avventurarmi nel progetto di Lettura all’Ospedale di Borgo Trento a Verona (era il 2015), leggevo per me, a bassa voce, direi, a voce interiore. Come fanno tutti. Sull’autobus, sui treni, sulla comoda poltrona di casa e nelle più diverse sale d’attesa: da quelle del medico di base a quelle del commercialista e dell’avvocato. E, tuttavia, che la lettura potesse essere qualcosa di diverso, che potesse essere fatta “ad alta voce”, lo avevo già sperimentato, ma senza grande riflessione e senza consapevolezza, con i miei figli. Leggevo loro le storie della buonanotte. Non mi sembrava un’attività degna di nota. Non una di quelle che uno, orgogliosamente, mette nel proprio Curriculum Vitae! Mi dicevo: quale genitore non legge ai propri figli? Mi sembrava normale. Nulla di speciale. E serve solo per farli addormentare. Mi sono dovuto ricredere.
Un “dono”. Leggere è un “dono”. Beh in passato non avrei usato questa parola. Era un “dono” la lettura per i miei figli? Certo, capivo che loro erano felici, sera dopo sera, ascoltandomi. Ma loro sono i miei figli, mi dicevo. Io sono il loro papà, sono la stessa persona che li fa giocare. E che poi, legge, la sera. Mi assecondano, dicevo. Solo perché mi vogliono bene! Ma leggere per chiunque altro, leggere al letto di gente che non conosco – è questo il punto – sarebbe lo stesso? Ne dubitavo. Beh, pensate con quali premesse sono diventato, prima Lettore Volontario e poi, responsabile del progetto di Lettura Paziente per il Circolo dei Lettori di Verona!
E oggi, a vedere i risultati, c’è da stupirsi. Siamo un gruppo di più di 50 persone. Portiamo la passione per i libri (di qualità!) nelle corsie di diversi reparti dell’Ospedale di Borgo Trento: Neurologia, Geriatria, Cardiologia, Fibrosi Cistica, Dialisi, Pediatria, Pneumologia. Facciamo formazione tutto l’anno. Teniamo allenata la nostra passione. Siamo lettori forti. Per alcuni la nostra è una biblioterapia. La possiamo chiamare lettura espressiva: il cuore è nella nostra voce. Possiamo dire che cerchiamo di aprire le ali dell’immaginazione, e così tra il sibilo di macchine elettroniche, l’andirivieni degli infermieri, e le flebo che gocciolano lentamente…, lentamente, parola dopo parola, portiamo un “dono” che, a volte, non sappiamo nemmeno di avere.

Angelo d’Andrea
Responsabile Progetto Lettura Paziente

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