"Resto qui" di Marco Balzano

“Resto qui” di Marco Balzano

Di Antonella Perini

In questo difficile periodo, ho faticato a concentrarmi, ma con “Resto qui” di Marco Balzano (Einaudi 2018) ho ripreso il mio ritmo di lettrice.

Leggere è conoscere altri mondi, altre vite, altre storie. E questo vale per ogni libro che ci troviamo tra le mani, anche e soprattutto per questo libro.

Di questo libro, e non credo di dire qualcosa di originale, mi ha colpito da subito, dalla prima volta che l’ho adocchiato in libreria, la copertina. Un campanile a struttura romanica che emerge dalle acque di un lago: un’immagine evocativa, narrativa.

Non è un fotomontaggio, anche se sembra un quadro De Chirico, un elemento improprio calato in un contesto reale, un’immagine che è già una storia di per se.

Una storia che arriva allo scrittore, come racconta Balzano stesso, nelle note alla fine del libro, in un pomeriggio d’estate quando con la figlia arriva al lago di Resia come turista.

Il campanile è il punto visivo intorno al quale l’autore ha deciso di costruire la narrazione. Il racconto della sofferenza di fronte alla quale gli ignari turisti in vacanza non colgono i retroscena, che sono narrati nel romanzo. (“Si scattano le foto con il campanile alle spalle (…) come se sotto l’acqua non ci fossero le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo” dice Trina, la protagonista, nell’ultimo capitolo).

Balzano recupera una storia sommersa, come sommerso è il paese, Curon in Val Venosta, in cui vive la protagonista del romanzo. Le vicende vengono narrate in forma epistolare da Trina, la narratrice, che scrive alla figlia scomparsa e mai più ritrovata.

Assieme alle vicende personali di Trina si snoda una parte della storia d’Italia, spesso ignorata, che va dall’annessione del Sud Tirolo dopo la Prima Guerra Mondiale, passa attraverso il fascismo (che costringe gli abitanti di Curon e di tutta la regione sudtirolese a non usare la propria lingua madre, così che le strade, le scuole e perfino i nomi sulle tombe vengono italianizzati), e poi la lacerante decisione nel dover scegliere se restare, o abbandonare la terra natia e andare in Germania a seguire le false promesse di Hitler.

Infine la guerra, devastante per l’animo degli uomini, giungendo così agli anni del secondo dopoguerra con la costruzione della diga che, nonostante l’opposizione degli abitanti, seppellirà il piccolo paese di Curon, distruggendo case, animali e agricoltura.

Nonostante la scorrevolezza della lettura, nel libro di Balzano s’incrociano più universi letterari: dalla narrazione a sfondo storico e reale, alle tragedie intime e familiari al tema della resistenza.

Non è un romanzo storico, nel senso che la storia non viene percorsa in modo minuzioso, ma è un testo che narra quanto ogni cosa sia colma di storia. Balzano riesce a far sì che la Storia attraversi la vita di questa donna, fragile e coraggiosa al tempo stesso.

Trina è una resistente, e in certo senso una militante. Resiste quando all’inizio della storia, maestra neodiplomata, le viene vietato di insegnare nella sua lingua, il tedesco, e diventa maestra clandestina nelle Katacombenschulen. Resiste, fuggendo in montagna con il marito Erich che dopo essere stato ferito decide di disertare. Resiste quando la Montecatini, multinazionale del settore elettrico, recupera il progetto della diga – che dal 1910 aleggia sul paese come una spada Damocle – dando voce ad Erich, che parlava solo tedesco.

È Trina che nella battaglia contro la realizzazione della diga presta le parole al marito, divenuto capopopolo, per opporsi alla grande azienda e ai rappresentanti della Repubblica italiana che si rivolgevano agli abitanti di Curon solo in italiano. Trina è un donna che decide di non piegarsi al volere e alla violenza della Storia: un personaggio costruito molto bene e con grande empatia, sentire raccontare la Storia attraverso il suo punto di vista è il punto di forza di questo romanzo.

Resto qui non è solo il titolo del romanzo. È una sorta di imperativo morale, un verbo e un avverbio nei quali è fortemente radicato il senso profondo di una scelta consapevole e coraggiosa. (“se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare”, dice Lorenz ad Erich).

Con Resto qui il lettore prende coscienza e conoscenza di un avvenimento storico molto poco conosciuto, della violenza del potere e dell’indifferenza di tanti.


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